Psychoteresa
"Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te"
giovedì 20 febbraio 2014
venerdì 31 gennaio 2014
Terra dei fuochi: paure plausibili o psicosi di massa?
Ho trascorso gli ultimi quindici giorni della mia vita a lamentare un forte mal di testa, così ho deciso di smettere di studiare, ho rimandato gli esami a data da destinarsi, ho trascurato chi avevo accanto, ho asfissiato i miei parenti con terribili paure, ho pianto ogni giorno, ho dormito a malapena quattro ore la notte.
Al passare dei giorni il mio mal di testa diventava insostenibile, alimentato da stress ed ansie progressive.
Alla fine mi sono recata da un bravissimo neurologo, il quale mi ha consigliato di fare una risonanza magnetica che ho scoperto avere esito negativo.
Ho pianto nuovamente, stavolta lacrime di gioia.
Avevo scongiurato quanto di più temuto potesse accadermi. Ho avuto poche persone al mio fianco, mi sono sentita veramente sola, ma quell'angelo col camice bianco che mi teneva la mano durante l'esame medico questa mattina, mi ha restituito tutto il bene di cui avevo bisogno.
In una Terra martoriata come quella in cui vivo, scongiurare dei gravi pericoli è un miracolo. Sfido chiunque a non aver temuto almeno una volta, per la propria vita o quella dei propri cari.
Non m'importa che qualcuno mi definisca ansiosa o paranoica, ho visto troppe persone perdere certe battaglie, nonostante amassero infinitamente la vita. Ed anche io la amo, adesso più che in altri momenti.
lunedì 27 gennaio 2014
Pensieri spazzatura.
Non conta che ciò che scrivo sia spazzatura. Tutto quello di cui necessito in questo momento è dar voce alle parole. Era da tempo che mi accingevo a farlo, senza alcun risultato.
Avevo dimenticato persino quale fosse il mio nome su questa piattaforma sociale di cui sono l'unica spettatrice. Ho la sensazione, molto spesso, di essere l'unica spettatrice anche della mia stessa vita. Sono partecipe io sola di quello che vivo, ingoio solitudini di ogni genere, mi nutro di empatica sofferenza, come se la mia soltanto non bastasse.
giovedì 28 febbraio 2013
"E' solo un sogno" mi sono detta, all'arrivo del caffè.
Mi trovo nella piazza principale del mio paese, da sola.
Ci sono studenti diciannovenni, probabilmente appartenenti ad un giovane sindacato di mia conoscenza, che mi ripetono di continuo che questo è il momento giusto per cambiare le cose.
Un tizio con i capelli lunghi cerca di parlarmi e si complimenta con me perché mi ritiene intelligente (io gli rispondo che ho frequentato il liceo pedagogico, quindi non sono così intelligente come crede!) Improvvisamente dei ragazzi di cui conosco realmente l'esistenza, spengono le luci della piazza e ne accendono altre, tutte psichedeliche.
Suona una musica terribile. «Si consiglia ai bambini di stare lontani».
Mi avvicino e scopro che questi ragazzi vendono droghe di ogni genere. Impaurita me ne vado da quel posto, corro più veloce della luce e piango.
Dei ragazzi mi seguono, corrono dietro di me «è tutto normale! Perché piangi? Queste sono le cose che fanno gli uomini». Mi rifugio in un bar, un uomo si avvicina, ha l'aria di un dottore (e infatti lo è). «Lo sapevo!» esclama pensando che qualcuno mi abbia fatto del male. Ma io in realtà ho solo visto dei ragazzi vendere droga, e alcuni di quelli mi hanno seguita, fin dentro quel bar, che in realtà non è altro che un covo di psichiatri. «Ti riportiamo a casa, non piangere!» mi dicono i ragazzi. Ma io ho paura.
È già mattino. In un momento ancora successivo, senza alcuna cognizione temporale, mi ritrovo nuovamente nella piazza. C'è la polizia, la giustizia ha trionfato! (o forse no!) Un uomo è in manette.
Petardi ovunque, pezzi di droghe qua e là, un paesaggio che sembra segnare l'epilogo. Un poliziotto si avvicina, ha un aspetto molto gradevole, è giovane e sembra conoscermi.
«Puoi portare questi soldi a Maria? (cita il nome di qualcuno che non conosco) Sono quelli che hanno ricavato i malviventi, siamo soliti dividerli noi poliziotti. Dille di bruciarli o farne ciò che vuole!»
«Ma questa persona è a Londra!» rispondo «e io è da tempo che non ci vado» proseguo decisa.
«Non importa, lo farò io» mi dice sorridendo il bel poliziotto.
"E' solo un sogno" mi sono detta,
all'arrivo del caffè questa mattina.
giovedì 21 febbraio 2013
"La tecnologia migliora la vita, ma..."
Viviamo in una società in cui pur di avere un telefono di ultima generazione, lottiamo anche contro le nostre stesse possibilità. La cosa che mi fa sorridere è che al contempo ci spacchiamo il culo lavorando ogni giorno, per pochi euro al mese.
Che senso ha questa corsa al consumo? Essere al passo con i tempi va bene, ma cercare ad ogni costo di avere quello che non ci possiamo permettere è una follia. Conta più il consumo che l'amore. Ecco perché i rapporti oggi sono così fallimentari.
Perchè utilizziamo la tecnologia come unico canale di comunicazione? Non apprezziamo il profumo di un libro, il valore di una lettera scritta su carta, la bellezza di un film visto sul grande schermo o di uno spettacolo teatrale. Dov'è finito il contatto umano? E perchè ha più valore una relazione ufficiale su facebook, che un abbraccio dato con amore?
La tecnologia migliora la vita, ma non si sostituisce alle cose belle che ne fanno parte.
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domenica 17 febbraio 2013
La presunta meritocrazia
Qualche anno fa avevo la stessa banale convinzione di tutti gli studenti liceali, secondo cui studiare all'università sarebbe stato più semplice che farlo a scuola. Al liceo, e nei precedenti anni, ho avuto sempre successo e spesso, per questa ragione, me la sono presa con comoda (tanto c'era sempre qualche docente che pensava bene di me).
Forse oggi sono solo una studentessa discreta; tutte le convinzioni che avevo su me stessa e le mie capacità sono crollate. O forse, semplicemente, è davvero così difficile far capire a chi ti sta davanti, in quei quindici ma eterni minuti, cosa ci sia dietro il tuo studio, quanto amore o odio tu abbia vissuto, quali siano state le difficoltà che hai riscontrato, quali siano stati gli altri impegni che hai dovuto affrontare, quali i problemi.
Quali sono i criteri della meritocrazia? Perché se la passione con cui si studia qualcosa non rientra almeno in uno di questi criteri, credo di trovarmi nel sistema sbagliato.
Io non sono un numero, sono una persona.
Forse oggi sono solo una studentessa discreta; tutte le convinzioni che avevo su me stessa e le mie capacità sono crollate. O forse, semplicemente, è davvero così difficile far capire a chi ti sta davanti, in quei quindici ma eterni minuti, cosa ci sia dietro il tuo studio, quanto amore o odio tu abbia vissuto, quali siano state le difficoltà che hai riscontrato, quali siano stati gli altri impegni che hai dovuto affrontare, quali i problemi.
Quali sono i criteri della meritocrazia? Perché se la passione con cui si studia qualcosa non rientra almeno in uno di questi criteri, credo di trovarmi nel sistema sbagliato.
Io non sono un numero, sono una persona.
martedì 12 febbraio 2013
Lo specchio è mio nemico
Lo specchio è mio nemico, e ogni volta che mi ci fiondo dentro con gli occhi colmi di lacrime, mi ricorda che trascorrere un minuto in più a osservare il mio corpo non cambierà le cose.
(Il fatto che qualcuno guardandoti ti ricordi quanto sei "bella", non significa che smetterai di percepire un mostro allo specchio)
Si, lui è mio nemico. Non altro che un giudice spietato.
(Il fatto che qualcuno guardandoti ti ricordi quanto sei "bella", non significa che smetterai di percepire un mostro allo specchio)
Si, lui è mio nemico. Non altro che un giudice spietato.
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